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Avv. Denni Cadelano

Avv. Denni Cadelano

Infortunio sul lavoro cosa fare
Diritto del lavoro

Infortunio sul lavoro: cosa fare

by Avv. Denni Cadelano 04/03/2025
written by Avv. Denni Cadelano

Infortunio sul lavoro: cosa fare e quali sono i tuoi diritti

Subire un infortunio sul lavoro può avere conseguenze significative sulla salute e sulla vita professionale. Per questo motivo, la legge prevede un’assicurazione obbligatoria a tutela dei lavoratori, regolata dal DPR n. 1124 del 30 giugno 1965. Questa normativa garantisce il diritto a prestazioni sanitarie ed economiche per coprire i danni derivanti da infortuni e malattie professionali. L’obiettivo è offrire un sostegno concreto a chi subisce una temporanea o permanente inabilità al lavoro, fino ai casi più gravi che possono portare al decesso.

Ma quali sono i passi da seguire in caso di infortunio?

Continua a leggere per scoprire tutto quello che c’è da sapere su denuncia, indennizzi e tutela dei tuoi diritti.

Cos’è un infortunio sul lavoro?

Un infortunio sul lavoro è un evento traumatico che avviene per causa violenta durante l’attività lavorativa e che provoca un danno alla salute del lavoratore, con conseguente inabilità temporanea, permanente o morte. Questo significa che non rientrano negli infortuni gli eventi legati a patologie croniche, che invece vengono considerati malattie professionali.

Un caso particolare è l’infortunio in itinere, ossia l’incidente che avviene durante il tragitto casa-lavoro e viceversa. Anche questa tipologia è coperta dall’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), purché il tragitto sia diretto e non siano presenti deviazioni non necessarie.

Cosa fare in caso di infortunio sul lavoro?

Se sei vittima di un infortunio sul lavoro, è importante seguire alcuni passaggi fondamentali per garantire il riconoscimento dell’evento e ottenere le prestazioni previste dalla legge.

  1. Informare subito il datore di lavoro.
    Il primo passo è comunicare immediatamente l’accaduto al proprio datore di lavoro. Questo passaggio è essenziale, poiché il datore di lavoro ha l’obbligo di denunciare l’infortunio all’INAIL se la prognosi supera i tre giorni.
  1. Recarsi al pronto soccorso.
    Dopo un infortunio, è fondamentale ricevere assistenza medica. Il pronto soccorso o il medico curante rilasceranno il certificato medico con l’indicazione della diagnosi e della prognosi, documento che dovrà essere inoltrato all’INAIL.
  1. Denuncia dell’infortunio all’INAIL
    Se la prognosi è superiore a tre giorni, il datore di lavoro deve inviare la denuncia di infortunio all’INAIL entro 48 ore dall’evento. Se l’incidente ha causato il decesso del lavoratore, la denuncia deve avvenire entro 24 ore.
    Il lavoratore può controllare lo stato della pratica accedendo al portale INAIL con le proprie credenziali.
  1. Seguire le cure e rispettare il periodo di riposo.
    Durante la convalescenza, è importante rispettare le indicazioni mediche e sottoporsi agli accertamenti richiesti dall’INAIL. L’ente può infatti richiedere visite di controllo per valutare l’andamento del recupero e confermare la continuità dell’indennità.

L’infortunio in itinere: cosa sapere

Come accennato, l’infortunio in itinere riguarda gli incidenti che avvengono durante il tragitto casa-lavoro. Affinché venga riconosciuto, devono esserci alcune condizioni:

  • Il tragitto deve essere il più diretto possibile.
  • L’utilizzo di un mezzo di trasporto deve essere necessario e non arbitrario (ad esempio, è riconosciuto se il lavoratore usa un mezzo proprio perché non ci sono trasporti pubblici disponibili).
  • Se il lavoratore fa una deviazione per motivi personali, l’infortunio potrebbe non essere riconosciuto.

Sono coperti anche gli incidenti avvenuti durante spostamenti per motivi di lavoro, come trasferte o spostamenti per commissioni aziendali.

Quali sono le prestazioni garantite dall’INAIL?

L’INAIL prevede diverse prestazioni economiche e sanitarie a tutela dei lavoratori infortunati:

  • Indennità giornaliera per inabilità temporanea: pari al 60% della retribuzione per i primi 90 giorni e al 75% dal 91° giorno fino alla guarigione.
  • Rendita per inabilità permanente: se l’infortunio causa una riduzione della capacità lavorativa superiore al 10%, il lavoratore ha diritto a una rendita vitalizia.
  • Assegno per l’assistenza personale continuativa: per chi ha subito gravi danni fisici e necessita di assistenza.

Indennità per il caso di morte: in caso di decesso, i familiari superstiti hanno diritto a una rendita.

Responsabilità del datore di lavoro e possibili risarcimenti

Se l’infortunio è avvenuto per negligenza del datore di lavoro, il lavoratore può richiedere un risarcimento del danno. Alcuni esempi di responsabilità aziendale includono:

  • Mancata adozione di misure di sicurezza adeguate.
  • Utilizzo di macchinari non conformi alle normative.
  • Assenza di formazione o dispositivi di protezione individuale.

In questi casi, il lavoratore può avviare un’azione legale per il risarcimento del danno differenziale, ossia la parte di danno non coperta dall’INAIL.

Conclusioni: la tutela dei lavoratori in caso di infortunio

Gli infortuni sul lavoro possono avere un impatto significativo sulla vita di un lavoratore, ma grazie alla tutela previdenziale e alle normative vigenti, è possibile ottenere il giusto supporto economico e sanitario.

Se hai subito un infortunio, è fondamentale seguire la procedura corretta, informarsi sui propri diritti e, se necessario, chiedere assistenza legale per ottenere il risarcimento che ti spetta.

Per ulteriori informazioni e assistenza legale, non esitare a contattare lo Studio Legale Cadelano. 

04/03/2025 0 comment
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Azioni-Legali-per-il Recupero-Crediti
Recupero Crediti

Azioni legali per il recupero crediti

by Avv. Denni Cadelano 07/25/2024
written by Avv. Denni Cadelano

Azioni legali per il recupero crediti: una guida completa

Nel mondo degli affari, il recupero dei crediti insoluti è una delle sfide più comuni e complesse che aziende e professionisti devono affrontare. Quando un debitore non onora i propri impegni di pagamento, diventa necessario intraprendere azioni legali per il recupero crediti. Questo articolo fornirà una panoramica dettagliata delle principali strategie legali, comprese le procedure stragiudiziali e giudiziali, per aiutare creditori a recuperare i propri fondi.

Strategie Stragiudiziali per il Recupero Crediti

Le azioni stragiudiziali rappresentano il primo passo nel processo di recupero crediti. Queste procedure mirano a ottenere il pagamento del debito senza dover ricorrere al tribunale. Vediamo le principali strategie:

1. Lettera di Messa in Mora

La lettera di messa in mora è una comunicazione formale inviata al debitore per sollecitare il pagamento del debito. Questo documento deve contenere:

  • Una descrizione dettagliata del credito.
  • La richiesta di pagamento entro un termine specifico.
  • L’avvertimento che, in mancanza di pagamento, si procederà per vie legali.

2. Negoziazione e Mediazione

Spesso, una negoziazione diretta tra creditore e debitore può portare a un accordo soddisfacente per entrambe le parti. La mediazione può essere un’opzione utile, in quanto permette a un mediatore neutrale di facilitare un accordo.

3. Piani di Rientro

Il creditore può proporre un piano di rientro, ossia un accordo che consente al debitore di pagare il debito in rate mensili. Questo approccio può essere vantaggioso per entrambe le parti, evitando costi legali e lungaggini giudiziarie.

Procedure Giudiziali per il Recupero Crediti

Se le azioni stragiudiziali non portano al risultato desiderato, è necessario procedere con le azioni legali per il recupero crediti. Le principali procedure giudiziali sono:

1. Decreto Ingiuntivo

Il decreto ingiuntivo è un provvedimento emesso dal giudice su richiesta del creditore, che ordina al debitore di pagare il debito entro 40 giorni. Per ottenere un decreto ingiuntivo, il creditore deve presentare prove scritte del credito, come fatture non pagate o contratti.

Procedura:

  1. Presentazione del ricorso: Il creditore presenta al tribunale un ricorso, corredato da prove documentali.
  2. Emissione del decreto: Il giudice valuta le prove e, se ritiene fondato il credito, emette il decreto ingiuntivo.
  3. Notifica al debitore: Il decreto ingiuntivo viene notificato al debitore, che ha 40 giorni per pagare o opporsi.

2. Atto di Citazione

Se il credito è contestato o se il decreto ingiuntivo non è un’opzione praticabile, il creditore può avviare una causa ordinaria mediante un atto di citazione. Questo processo coinvolge una serie di udienze e la presentazione di prove da entrambe le parti.

Procedura:

  1. Presentazione dell’atto di citazione: Il creditore cita in giudizio il debitore, esponendo i fatti e le prove del credito.
  2. Udienze: Il giudice ascolta le parti, valuta le prove e decide sulla validità del credito.
  3. Sentenza: Il giudice emette una sentenza che può ordinare il pagamento del credito.

3. Esecuzione Forzata

Se il debitore non adempie volontariamente alla sentenza o al decreto ingiuntivo, il creditore può procedere con l’esecuzione forzata, che include:

  • Pignoramento: Sequestro dei beni del debitore, che possono essere mobili (come conti bancari) o immobili (come proprietà).
  • Vendita forzata: I beni pignorati vengono venduti all’asta per soddisfare il credito.

Consigli per un Recupero Crediti Efficace

Per massimizzare le possibilità di successo nelle azioni legali per il recupero crediti, è consigliabile:

  • Documentare accuratamente: Mantenere una documentazione dettagliata di tutti i crediti, pagamenti e comunicazioni con il debitore.
  • Agire tempestivamente: Iniziare il processo di recupero non appena il credito diventa esigibile.
  • Consultare un avvocato: Rivolgersi a un avvocato specializzato in recupero crediti per avere assistenza legale professionale.

Conclusioni

Il recupero crediti è un processo complesso che richiede una strategia ben pianificata e l’uso efficace delle risorse legali disponibili. Le azioni legali per il recupero crediti possono essere sia stragiudiziali che giudiziali, e la scelta della strategia dipende dalla specifica situazione del credito insoluto. In ogni caso, è fondamentale agire con tempestività e precisione, mantenendo una comunicazione chiara e documentata con il debitore.

Per assistenza e consulenza professionale, lo Studio Legale Cadelano è a disposizione per guidarti attraverso ogni fase del processo di recupero crediti, assicurandoti di ottenere il miglior risultato possibile.

07/25/2024 0 comment
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Licenziamento-per-giusta-causa-e-Naspi
Diritto del lavoro

Licenziamento per giusta causa e Naspi

by Avv. Denni Cadelano 07/25/2024
written by Avv. Denni Cadelano

Il licenziamento per giusta causa è uno dei temi più delicati e complessi nel campo del diritto del lavoro. Quando un lavoratore viene licenziato per giusta causa, significa che il datore di lavoro ha riscontrato la sussistenza di motivazioni talmente gravi da non consentire la prosecuzione, nemmeno temporanea, del rapporto di lavoro.

 

Cos’è il Licenziamento per Giusta Causa?

Il licenziamento per giusta causa, definito dall’articolo 2119 del Codice Civile, si verifica quando un dipendente commette un’infrazione talmente grave da non permettere la continuazione del rapporto lavorativo. Alcuni esempi di giusta causa possono includere:

  • Furto o frode all’interno dell’azienda.
  • Condotta violenta o intimidatoria nei confronti di colleghi o superiori.
  • Gravi violazioni disciplinari come l’abuso di alcol o droghe sul posto di lavoro.
  • Assenteismo ingiustificato o abbandono del posto di lavoro senza motivo.

Nel licenziamento per giusta causa non prevede preavviso, e il lavoratore viene immediatamente allontanato dal proprio impiego.

 

Differenze tra Licenziamento per Giusta Causa e per Giustificato Motivo

È utile distinguere tra licenziamento per giusta causa e licenziamento per giustificato motivo. Quest’ultimo può essere soggettivo o oggettivo:

  • Giustificato motivo soggettivo: Riguarda un’inadempienza del lavoratore meno grave della giusta causa, ma comunque tale da non consentire la prosecuzione del rapporto lavorativo.
  • Giustificato motivo oggettivo: Riguarda motivi economici o organizzativi aziendali che rendono necessario il licenziamento.

A differenza del licenziamento per giusta causa, quello per giustificato motivo prevede un periodo di preavviso o un’indennità sostitutiva.

 

Diritti del Lavoratore Licenziato per Giusta Causa

Anche se il licenziamento per giusta causa può sembrare una condanna definitiva, i lavoratori hanno diritti che possono far valere:

  • Impugnazione del licenziamento: Il lavoratore può contestare il licenziamento se ritiene che non sussistano i motivi addotti dal datore di lavoro. Questo deve essere fatto entro 60 giorni dalla comunicazione del licenziamento.
  • Assistenza legale: È consigliabile rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto del lavoro per valutare la possibilità di un ricorso.

 

La NASpI: Cos’è e Come Funziona

La NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è una prestazione economica mensile erogata dall’INPS a favore dei lavoratori che hanno perso involontariamente il proprio lavoro. È fondamentale sapere che la NASpI spetta anche ai lavoratori licenziati per giusta causa, a condizione che soddisfino determinati requisiti contributivi e lavorativi.

Requisiti per la NASpI

Per poter accedere alla NASpI, il lavoratore deve:

  • Essere disoccupato involontariamente: Il licenziamento per giusta causa rientra in questa categoria, poiché la perdita del lavoro non è stata volontaria.
  • Aver versato almeno 13 settimane di contributi nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione.
  • Aver lavorato almeno 30 giorni effettivi nei 12 mesi precedenti l’inizio della disoccupazione.

Durata e Importo della NASpI

La durata della NASpI dipende dalla storia contributiva del lavoratore, con un massimo di 24 mesi (104 settimane). L’importo della NASpI viene calcolato sulla base della retribuzione media mensile degli ultimi quattro anni, con un massimale stabilito annualmente dall’INPS.

Procedura per Richiedere la NASpI

Per richiedere la NASpI, il lavoratore deve presentare domanda all’INPS entro 68 giorni dalla data di cessazione del rapporto di lavoro. La domanda può essere presentata online attraverso il sito web dell’INPS, tramite Patronato o contact center. È importante avere a disposizione tutta la documentazione necessaria, come il contratto di lavoro, le buste paga e il provvedimento di licenziamento.

 

 

Conclusioni

Il licenziamento per giusta causa è una misura estrema che il datore di lavoro può adottare solo in presenza di gravi inadempienze da parte del lavoratore. Tuttavia, anche in questi casi, il lavoratore ha il diritto di richiedere la NASpI, garantendosi così un sostegno economico durante la ricerca di una nuova occupazione.

È essenziale conoscere i propri diritti e le procedure da seguire per ottenere la NASpI e, se necessario, impugnare il licenziamento. Per qualsiasi dubbio o per assistenza legale, lo Studio Legale Cadelano è a disposizione per offrire consulenza e supporto qualificato.

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Affidamento-congiunto per-genitori-non-sposati
Diritto di famiglia

Affidamento congiunto per genitori non sposati

by Avv. Denni Cadelano 06/21/2024
written by Avv. Denni Cadelano

Affidamento congiunto per genitori non sposati: guida completa

Nel panorama giuridico italiano, l’affidamento dei figli è un tema di rilevanza cruciale, che suscita numerose interrogazioni e preoccupazioni tra i genitori, in particolare quando si tratta di genitori non sposati. L’affidamento congiunto, in tale contesto, rappresenta una questione di grande importanza, garantendo diritti e doveri equi per entrambi i genitori, nonostante la loro situazione coniugale. In questo articolo, esploreremo in dettaglio cosa significa l’affidamento congiunto per genitori non sposati, le implicazioni legali e come si può ottenere questo tipo di affidamento.

Cos’è l’affidamento congiunto?

L’affidamento congiunto è una forma di custodia dei figli in cui entrambi i genitori hanno pari diritti e doveri riguardo alla loro crescita e al loro benessere. Questo tipo di affidamento implica che entrambi i genitori partecipino attivamente alla vita del bambino, condividendo decisioni importanti riguardo all’educazione, alla salute e alle altre questioni fondamentali.

Affidamento congiunto per genitori non sposati

Per i genitori non sposati, l’affidamento congiunto può essere particolarmente rilevante, poiché offre una struttura che assicura che entrambi i genitori abbiano un ruolo attivo nella vita del bambino. La legge italiana riconosce che il benessere del minore è meglio garantito quando entrambi i genitori collaborano, indipendentemente dallo stato civile o dallo stato relazionale degli stessi.

La Legge Italiana sull’Affidamento Congiunto

In Italia, la legge sull’affidamento dei minori è regolata dal Codice Civile e da altre normative specifiche. Anche se non esiste una distinzione esplicita tra genitori sposati e non sposati, le disposizioni legali applicabili si applicano in modo uniforme a tutte le situazioni.

**1. ** Diritti e Doveri: Sia i genitori sposati che quelli non sposati hanno diritti e doveri equivalenti quando si tratta di affidamento congiunto. Questo significa che entrambi i genitori devono contribuire equamente al mantenimento del bambino e prendere decisioni condivise riguardo alla sua educazione e salute.

**2. ** Decisioni Importanti: L’affidamento congiunto prevede che entrambe le parti partecipino alla presa di decisioni significative riguardanti il benessere del bambino. Queste decisioni possono includere scelte educative, decisioni mediche e questioni riguardanti la vita quotidiana del minore.

**3. ** Piano Genitoriale: È comune che i genitori non sposati creino un piano genitoriale dettagliato che stabilisca come gestiranno la custodia condivisa. Questo piano può includere dettagli riguardanti i tempi di visita, le responsabilità finanziarie e altre questioni rilevanti.

Come Ottenere l’Affidamento Congiunto

Per i genitori non sposati che desiderano ottenere un affidamento congiunto, esistono diversi passaggi che possono essere seguiti:

**1. ** Accordo Amichevole: La prima opzione è cercare di raggiungere un accordo amichevole con l’altro genitore. Questo accordo può essere formalizzato attraverso un documento legale che delinei chiaramente i diritti e i doveri di ciascun genitore.

**2. ** Mediazione Familiare: Se i genitori non riescono a raggiungere un accordo, la mediazione familiare può essere un’opzione utile. I mediatori familiari possono aiutare a facilitare il dialogo e a trovare una soluzione che soddisfi entrambe le parti.

**3. ** Procedura Giudiziaria: Se la mediazione non produce risultati soddisfacenti, i genitori possono ricorrere al tribunale per richiedere un’ordinanza di affidamento congiunto. In questo caso, il giudice prenderà una decisione basata sul migliore interesse del bambino, considerando tutti gli aspetti rilevanti della situazione familiare.

Considerazioni Finali

L’affidamento congiunto per genitori non sposati è una questione complessa che richiede una comprensione approfondita delle leggi e delle procedure applicabili. Tuttavia, è fondamentale ricordare che l’obiettivo primario di qualsiasi accordo di affidamento è garantire il benessere e la stabilità del bambino. Entrambi i genitori hanno il diritto e il dovere di partecipare attivamente alla vita del loro figlio, e l’affidamento congiunto rappresenta una modalità efficace per garantire che questo diritto venga rispettato.

Se sei un genitore non sposato e hai bisogno di assistenza con l’affidamento congiunto, è consigliabile consultare un legale specializzato in diritto di famiglia. Gli esperti legali possono offrirti consulenza personalizzata e aiutarti a navigare nel processo legale per raggiungere un accordo che rispetti i tuoi diritti e quelli del tuo bambino.

Per ulteriori informazioni e assistenza legale, non esitare a contattare lo Studio Legale Cadelano. Siamo qui per offrirti supporto e guida in ogni fase del percorso legale, aiutandoti a garantire il migliore risultato possibile per te e per il tuo bambino.

06/21/2024 1 comment
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